domenica 5 maggio 2013

PILLOLE DELL'ALTRA SESTO

il giorno.net

Costi raddoppiati per le bonifiche Così il piano Falck rischia lo stop

Il Ministero chiede un intervento troppo oneroso rispetto al budget
di Patrizia Longo
Le aree Falck (Spf)
Le aree Falck (Spf)Sesto San Giovanni, 5 maggio 2013 - Il ministero dell’Ambiente chiede una bonifica più radicale, dei terreni ex industriali e dell’acqua di prima falda di Sesto San Giovanni. Ma i conti potrebbero non tornare: tanto da rimettere in discussione la sostenibilità dell’intero piano Falck. Perché le stime, elaborate dai tecnici alla luce delle ultime prescrizioni romane, parlano chiaro: la previsione di spesa raddoppierebbe, dai 200 milioni di euro indicati nel progetto definitivo, a oltre 400 milioni. È questo il dato più significativo su cui hanno iniziato a ragionare da una parte gli uffici comunali e dall’altra Sesto Immobiliare, la società proprietaria delle aree dismesse che - non a caso - contro quelle prescrizioni, considerate «illogiche, eccessive e immotivate», ha presentato un ricorso straordinario al Capo dello Stato.
Sesto Immobiliare punta il dito non solo sui costi, ritenuti non più sostenibili, ma anche su una contraddizione tra le norme, che renderebbe impossibile definire l’iter dei lavori. Senza contare l’impatto ambientale di quelle procedure complesse: la rimozione di un grande strato di suolo su 1,3 milioni di metri quadrati di superficie. E poi l’utilizzo di terreno vergine, «rubato» altrove, al posto di quello ripulito e il pompaggio continuo dell’acqua di prima falda, peraltro a carico del Comune. Infine il decreto impugnato non terrebbe in alcun conto i risultati della campagna di «caratterizzazione» delle aree e il progetto preliminare di bonifica, con relative stime economiche, presentati ormai sette anni fa dall’allora proprietaria, la Risanamento di Luigi Zunino, e già approvati dal ministero nel 2006.

Tuttavia il confronto tecnico non si è interrotto: nelle ultime settimane si sono susseguite altre conferenze dei servizi a Roma. Obiettivo: procedere a una revisione del progetto di bonifica, anche sulla base di un’ulteriore indagine ambientale, così da trovare una soluzione condivisibile. Proprio per questo, e per avere anche più tempo nella stesura del ricorso (120 giorni e non solo 60), Sesto Immobiliare ha preferito non rivolgersi al Tar bensì al Presidente della Repubblica. Ben sapendo che la procedura scelta non comporta sospensive, con il rischio di allungare dannosamente i tempi, ma solo un giudizio di merito. A esprimersi sarà, di fatto, il Consiglio di Stato, a cui il ministero dovrà inviare le proprie motivazioni. A meno che Sesto Immobiliare chieda poi di ritrasferire il ricorso al Tar della Lombardia. O vi rinunci, se le «trattative» andranno a buon fine.
di Patrizia Longo

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